Sharenting: quando l’entusiasmo dei genitori supera i confini digitali
Sharenting: quando l’entusiasmo dei genitori supera i confini digitali
L’avvento dei social media ha rivoluzionato il modo in cui le persone condividono contenuti online. Per i genitori di oggi condividere online gioie, successi e momenti quotidiani dei propri figli è quasi un’abitudine. Ciò che un tempo veniva immortalato su album di foto cartacei ora trova la sua dimensione digitale attraverso i social media, i blog, app di messaggistica o altre piattaforme. Tale fenomeno viene denominato “sharenting”.
Le buone intenzioni dietro lo sharenting
La maggior parte dei genitori che pratica lo sharenting lo fa con le buone intenzioni. Alcuni di loro, condividendo orgogliosamente momenti speciali o successi dei loro figli e ricevendo commenti positivi, rafforzano la loro autostima. Altri invece utilizzano lo sharenting come piattaforma per sensibilizzare su tematiche specifiche legate all’infanzia o alla genitorialità, promuovendo cause importanti e stimolando il dialogo su questioni di interesse pubblico.
I rischi dello sharenting
Questo entusiasmo genitoriale può facilmente sfociare in un eccesso di condivisione online. Sebbene le intenzioni siano per lo più innocue, si sottovalutano i potenziali rischi a lungo termine di questa esposizione digitale.
Tra i principali rischi ricordiamo:
- Furto di identità e dati personali. Condividere troppe informazioni identificative come nome completo, data di nascita, indirizzo di casa o scuola frequentata può esporre i minori al rischio di furto di identità o altri crimini. Questi dati potrebbero finire nelle mani sbagliate e venire sfruttati illecitamente.
- Adescamento online e abusi. Le foto e i video di minori potrebbero attirare l’attenzione di predatori online che le utilizzano per attività illegali come la produzione di materiale pedopornografico o l’adescamento di minori. Anche contenuti apparentemente innocui potrebbero essere sfruttati in modo improprio.
- Cyberbullismo. Contenuti imbarazzanti o inappropriati condivisi dai genitori potrebbero esporre i minori a prese in giro, scherni o bullismo da parte di coetanei online una volta che raggiungono l’età scolare.
- Danni alla reputazione online. Le impronte digitali lasciate dai genitori senza il consenso dei figli possono compromettere la loro reputazione futura sul web, influenzando ad esempio opportunità lavorative o di studio.
- Violazione della privacy. Le foto e le informazioni condivise online possono essere accessibili a chiunque e rimanere online per sempre, mettendo a rischio la privacy presente e futura dei bambini. È importante riflettere attentamente prima di condividere e impostare le impostazioni di privacy in modo adeguato.
- Mancanza di consenso. I minori non possono fornire un consenso informato sulla condivisione dei loro dati e immagini private. Lo sharenting li espone quindi a una potenziale violazione dei diritti di privacy fin dalla tenera età e questa è un’area grigia dell’etica digitale che molti genitori facilmente ignorano.
- Imbarazzo e danni emotivi/psicologici. Foto o informazioni imbarazzanti o sessualizzate condivise dai genitori potrebbero causare forte imbarazzo, disagio e persino traumi emotivi o psicologici ai minori una volta cresciuti.
- Rischi fisici. In casi estremi, condividere dettagli sulla geolocalizzazione o la routine quotidiana potrebbe potenzialmente mettere a rischio l’incolumità fisica dei minori.
Per arginare questi rischi è fondamentale che i genitori siano consapevoli dell’impatto a lungo termine dello sharenting e facciano un uso ponderato dei social media, ponendo al primo posto il benessere e la privacy dei minori e promuovendo un comportamento più responsabile.
Legislazione italiana sullo sharenting
In Italia non vi è una legge specifica che vieti o regolamenti la condivisione online delle immagini dei figli da parte dei genitori. Si fa riferimento alle regole generali sul diritto alla vita privata, alla tutela della propria immagine, ai doveri di protezione ed educazione che incombono sui genitori.
Più in particolare, le principali leggi collegate al fenomeno dello sharenting sono:
- Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR-Regolamento UE 679/2016), secondo cui l’immagine fotografica dei figli costituisce dato personale.
- Convenzione di New York per i diritti del fanciullo del 1989, all’art. 16, nel punto in cui stabilisce che «nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione e che il fanciullo ha diritto alla protezione della legge contro tali interferenze o tali affronti».
- Art. 10 del codice civile, che disciplina la tutela dell’immagine.
- Art. 96 della legge 633/1941 sul diritto d’autore, che prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso.
Di fondamentale importanza sono anche le pronunce giurisprudenziali che hanno condannato i genitori ad un risarcimento in favore dei figli, i quali, una volta diventati maggiorenni, hanno fatto causa alla madre ed al padre per le numerose immagini postate senza il loro consenso.
Proposta di legge recente
Una recente novità approdata pochi mesi fa è la proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati e intitolata “Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni”. Il testo fa riferimento ai pericoli impliciti allo sharenting nell’ottica della crescente preoccupazione per i potenziali rischi legati a questa pratica, che spaziano dall’esposizione a fini commerciali indesiderati fino a pericoli più gravi come la pedopornografia.
I tre articoli di cui si compone la Pdl puntano a limitare l’esposizione mediatica dei minorenni pur non vietando la loro esposizione mediatica introducendo per esempio l’obbligo di informare AGCOM con una dichiarazione che dev’essere sottoscritta da entrambi i genitori. Nel caso di guadagni ottenuti dall’esposizione dei minori, per limitare il rischio del loro sfruttamento a fini commerciali si propone di vincolare i genitori a depositare gli eventuali introiti in un conto bancario intestato al minore, a cui solo lui potrà accedere una volta compiuta la maggiore età (salvo casi eccezionali). Infine, si richiede che al compimento del 14esimo anno il minore possa ottenere l’oblio digitale, ovvero che possa richiedere di rimuovere dal web tutti i contenuti che lo vedono protagonista. Questo punto si concentra sul diritto alla privacy e sull’autodeterminazione dei minori riguardo alla loro immagine online, offrendo loro la possibilità di cancellare le tracce digitali della loro infanzia se lo desiderano.
Le raccomandazioni del Garante per la protezione dei dati personali
Il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso preoccupazione per questo fenomeno, evidenziando come la condivisione eccessiva di contenuti legati ai figli possa compromettere la loro riservatezza e dignità personale, oltre a esporli a potenziali pericoli come sopra descritto.
Per questo motivo, ha fornito alcune raccomandazioni per aiutare i genitori a navigare in modo responsabile nel mondo dello sharenting nel caso in cui gli stessi dovessero decidere di pubblicare contenuti online dei propri figli come:
- Rendere irriconoscibile il viso del minore utilizzando programmi di grafica per “pixellare” i volti;
- Coprire i volti con una “faccina” emoticon;
- Limitare l’accesso alle immagini sui social network solo alle persone che si conoscono o che sono affidabili evitando condivisioni pubbliche non necessarie;
- Evitare la creazione di un account social dedicato al minore;
- Leggere e comprendere le informative sulla privacy dei social network su cui carichiamo fotografie, video, etc.
Conclusione
In conclusione, sebbene lo sharenting possa sembrare innocuo, le sue implicazioni sono profonde e durature. I genitori, quindi, sono chiamati a riflettere attentamente prima di condividere contenuti riguardanti i propri figli privilegiando sempre la prudenza sull’entusiasmo del momento. Adottare un approccio ponderato e responsabile allo sharenting non significa rinunciare completamente alla condivisione, ma piuttosto trovare un equilibrio sano tra la celebrazione della genitorialità e il rispetto della privacy dei minori. Con le giuste precauzioni e una maggiore consapevolezza, possiamo godere dei benefici dei social media senza compromettere la sicurezza dei nostri figli. Sebbene possa essere difficile resistere all’impulso di condividere ogni piccolo momento, dobbiamo essere consapevoli dei rischi e agire con cautela, ponendo sempre al primo posto gli interessi dei nostri figli.
Articolo a cura del Team Governance, Risk and Compliance
Consulthink S.p.A.
info[@]consulthink.it