Il processo di Transizione Digitale attraverso l’Enterprise Architecture
Vi è mai capitato di leggere un articolo o di ascoltare un intervento in cui il tech guru di turno parla di Enterprise Architecture o descrive con grande enfasi le virtù delle organizzazioni “illuminate” che lavorano laboriosamente alla realizzazione della propria EA? Avete per caso provato a informarvi sull’argomento, ma non siete riusciti a comprendere il perché di tanto fermento intorno a questa nuova “moda” architetturale?
Proviamo a fare chiarezza: che cos’è questa famigerata Enterprise Architecture? È davvero così efficace nel guidare le organizzazioni nel loro processo di digitalizzazione (leggi ammodernamento)?
Senza ricorrere a definizioni troppo accademiche, possiamo dire che l’Enterprise Architecture è una disciplina che aiuta le aziende a mettere in relazione i processi di Business (ossia quello che fa per generare profitto o per raggiungere i suoi obiettivi) con le informazioni e i dati che tratta, con le applicazioni e i database che utilizza per elaborare questi ultimi (informazioni e dati) e infine a collegare il tutto con le infrastrutture tecnologiche necessarie a far funzionare l’intero sistema informatico.
Quello che è stato appena descritto risulta più semplice da comprendere dando uno sguardo alla tipica rappresentazione a piramide dei quattro domini sui quali tradizionalmente si basa un’Enterprise Architecture.
Come è facile comprendere, il dominio delle tecnologie è la base sulla quale si poggiano tutti gli strati superiori.
Purtroppo, spesso nelle grandi aziende, dove la complessità delle linee di business è elevata, è facile perdere di vista la correlazione tra le componenti dei vari domini ed è altrettanto facile che interventi urgenti su una specifica componente non tengano in debita considerazione gli impatti sulle componenti degli altri domini.
È proprio questo il principale valore dell’Enterprise Architecture, quello di riuscire a rendere evidente, attraverso un appropriato modello concettuale e un approccio consolidato, le correlazioni che esistono tra tutte le componenti che contribuiscono alla realizzazione dei prodotti o all’erogazione dei servizi che rappresentano il Business dell’azienda.
Spesso queste relazioni sono complesse e non è facile riuscire a comprendere quali effetti avrebbe una variazione di uno degli elementi che la compongono su tutti gli altri che in un modo o nell’altro vi sono correlati. Per fare un esempio, quante aziende sono in grado di determinare che impatto avrebbe cambiare i sistemi operativi dei suoi server sulla continuità operativa dei suoi servizi online? Questa attività potrebbe provocare la violazione di qualche requisito contrattuale (SLA) o peggio normativo? Genererebbe disservizi accettabili o meno ai propri clienti? Richiederebbe un lavoro aggiuntivo per il call center? Il costo pianificato per l’attività terrebbe in debito conto questi aspetti o si limiterebbe a valutare il costo delle licenze che sostituisce e del personale direttamente coinvolto nelle attività tecniche? In un’organizzazione in cui non è presente un EA è davvero difficile dare risposte a queste domande.
Realizzare un EA con un approccio strutturato risulta quindi un passaggio utilissimo nel processo di crescita di un’azienda, perché per riuscire a definire in modo opportuno le relazioni che esistono tra tutte le entità e le componenti che concorrono alla realizzazione di prodotti o all’erogazione di servizi, è necessario che le varie “anime” dell’azienda collaborino in modo attivo e proattivo per trovare punti di contatto e risolvere le incongruenze che inevitabilmente emergono nelle fasi di analisi.
Tutto ciò in ultima analisi porta, oltre che a una visione condivisa tra le varie componenti dell’impresa, anche ad un livello di maturità interno all’organizzazione altrimenti difficile da raggiungere.
Il disegno dell’EA coinvolge tutte le aree aziendali e, come succede per ogni modello che si ponga l’obiettivo di rappresentare in modo fedele la realtà, è per sua natura estremamente dinamico. Ogni cambiamento introdotto nell’organizzazione, anche quelli pianificati attraverso l’EA stessa, devono poi essere rappresentati efficacemente al suo interno in un ciclo ricorsivo virtuoso.
In questo modo l’EA stessa diviene un asset strategico fondamentale per l’azienda che attraverso questa può pianificare in modo sostenibile e armonico il proprio percorso di transizione digitale e fornire alle varie funzioni aziendali un ottimo punto di contatto mediante il quale interagire efficacemente per coordinare gli sforzi verso l’obiettivo desiderato.
In estrema sintesi, quindi, possiamo dire che una valida EA può contribuire a:
- creare una visione condivisa dell’azienda
- allineare le esigenze IT con le esigenze di business
- controllare i costi ottimizzando i processi e l’utilizzo di risorse
- misurare e monitorare le performance
- predisporre l’azienda ai cambiamenti e favorirne l’agilità
- monitorare e agevolare il flusso di informazioni
- assicurare conformità con le normative
Inutile nascondere che la realizzazione di una solida EA non è cosa banale, ma richiede un notevole impegno e un forte commitment da parte dei vertici aziendali.
Va ricordato che persino Gartner, leader mondiale della consulenza strategica, in una sua recente pubblicazione ha sostenuto che entro il 2023 il futuro del 60% delle organizzazioni dipenderà dalla capacità dell’Enterprise Architecture (EA) di guidare l’approccio aziendale all’innovazione digitale.
Questo articolo ovviamente non ha l’ambizione di descrivere in modo esaustivo cosa sia l’EA, quale approccio o strumenti sia meglio adottare per realizzarla in modo efficace. L’obiettivo che ci siamo posti, e che speriamo di aver raggiunto, è stato quello di mettere a disposizione del lettore una prima panoramica, semplice e per quanto possibile concreta, di questa nuova e interessante disciplina che, sebbene sia ancora poco conosciuta, viene ritenuta dagli esperti del settore già indispensabile per strutturare percorsi di crescita aziendali efficaci e sostenibili.